Firenze protestante: i protagonisti
In carcere per fede: Rosa Pulini Madiai
All’imboccatura di via del Proconsolo si erge – severo – il palazzo del Bargello, la cui costruzione può essere fatta risalire agli anni della costituzione di Firenze come libero comune.
Le sue sale oggi ospitano un importante museo dedicato alla scultura ma, per ben tre secoli, il Bargello fu utilizzato come prigione nella quale vennero incarcerati non solo criminali comuni ma anche tutti i sospettati di eresia e non conformità alle dottrine della Chiesa cattolica.
Nel corso della seconda metà dell’Ottocento il palazzo ospitò diversi prigionieri protestanti che – con il ritorno al trono del Granduca di Toscana Leopoldo II nel 1849 – si videro non solo nuovamente perseguitati ma anche privati di tutti i diritti religiosi. Tra le persone incarcerate al Bargello in quel periodo spicca la figura di Rosa Pulini (1796-1871) che, insieme al marito Francesco Madiai, fu al centro di un caso che balzò agli onori delle cronache nazionali e internazionali. Il 17 agosto 1851, i Madiai vennero sorpresi insieme ad altre tre persone dalla polizia a leggere la Bibbia nel corso di una riunione privata: denunciati per eresia, furono arrestati. Rinviati a giudizio per essersi fatti “operatori di propaganda e proselitismo alla cosiddetta religione evangelica”, i Madiai furono condannati nel giugno del 1852 e la sentenza fu successivamente confermata in Cassazione.
Il caso ebbe vasta eco sulla stampa internazionale e scatenò veementi reazioni delle diplomazie delle potenze protestanti che iniziarono a esercitare forti pressioni sul Duca Leopoldo II affinché concedesse la grazia alla coppia. Fu solo l’anno seguente (marzo 1853), a seguito di nuovi appelli da parte di Napoleone III e dei governi europei e americano, che la pena dei Madiai fu commutata in esilio.