Il calamaio di Cesare Beccaria e Carlo Botta: una finestra sul patrimonio

Le vicende legate al calamaio appartenuto a Cesare Beccaria e a Carlo Botta al centro di una mostra organizzata dalla Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice.


Tra i beni patrimoniali non esposti al pubblico e conservati nei depositi del Museo valdese di Torre Pellice vi è un piccolo oggetto che si distingue, per tipologia e provenienza, dal resto delle collezioni. «Si tratta di un piccolo servizio da scrittoio con decorazioni a lacca e oro tipiche del repertorio decorativo orientale», spiega Samuele Tourn Boncoeur, conservatore del Museo valdese di Torre Pellice e curatore con la collaborazione di Marco Fratini di una mostra interamente dedicata a quell’oggetto e intitolata Il calamaio "cinese" che fu di Cesare Beccaria e Carlo Botta. «Il calamaio – continua Tourn Boncoeur – non è solo interessante dal punto di vista estetico ma anche da quello storico, in quanto tale oggetto ha legato tre generazioni di italiani illustri».

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Secondo le fonti, infatti, il primo possessore dell’oggetto fu Cesare Beccaria, figura di spicco dell’illuminismo italiano e autore dell’ormai classico Dei delitti e delle pene. In seguito, il calamaio passò alla figlia Giulia Beccaria, futura madre dello scrittore Alessandro Manzoni, la quale lo donò in segno di amicizia a Carlo Botta (1766 - 1837), medico, uomo politico e storico. L’oggetto, però, non aveva ancora finito le sue «peregrinazioni»: «alla morte di Botta – continua Tourn Boncoeur - il calamaio venne ereditato dal figlio Scipione e dalla moglie Fanny Castanier. Quest’ultima a sua volta lo regalò al pastore David Peyrot che infine lo depositò al Museo valdese nel 1920».

Una storia fatta di intrecci, incroci e scambi attraverso un oggetto che continua a «parlarci», ancora oggi. Sul Portale del patrimonio metodista e valdese sono infatti consultabili le carte famigliari di Carlo Botta oltre alla documentazione della famiglia Peyrot d’Olanda, da cui discende il pastore e fotografo David Peyrot il cui fondo fotografico è presente in linea.  

«Il calamaio fu esposto al Museo valdese – conclude Tourn Boncoeur – sino a quando non venne operata una selezione degli oggetti esposti con l’esclusione di quelli che non avevano diretta attinenza con la storia valdese, in funzione di un percorso storico più chiaro». La mostra, che sarà inaugurata domenica 19 giugno nel corso della consueta Giornata a porte aperte della Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice, ha proprio come scopo quello di mettere in risalto questa vicenda curiosa e particolare, mostrando al contempo come un oggetto del patrimonio possa essere carico di memorie e donare alle varie persone che lo osservano spunti e suggestioni diverse.

Rassegna stampa

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Beniculturali.it